Le
maschere predominanti nella "`trenodia" carnevalesca sono quelle bestiarie
che propongono travestimenti traslati dal mondo animale: montone-toro,
muflone, pecora, cavallo, a significare il "bagaglio" di cui
un uomo-pastore doveva disporre per essere considerato un
"balente". Denominate "buttúdos", da "bottúdo" montone non
castrato, o "mascheras bruttas" in contrapposizione alle "mascheras
límpias". (maschere pulite del Carnevalone), vennero dal Wagner
così esemplificate: "maschere cenciose e sudice, dal vestito
a sbrendoli, ricoperte di pelle, tinte di fuliggine, che l'ultima
sera di carnevale cantano parodie carnevalesche e impauriscono
i ragazzi e le ragazze". Erano quei travestimenti animaleschi
che i sermoni di S' Agostino, dedicati alle "calende" di gennaio
condannavano: "Alii vestiuntur pellis pecudum alu assumunt
capila bestiarium, gaudentes et esultantes si taliter in ferinas
species transformaverint ut homines non esse videantur ...".
La Chiesa vietava l'uso della maschera bestiaria munita soprattutto
di corna, per il suo traslato figurativo demoniaco. L,’úrthu",
maschera ricoperta interamente di pelle di montone o di caprone
di color nero, con un grosso campanaccio legato al cono, costituiva
l'epicentro del rito simbolico, sul quale gravitavano gli
altri "buttudos". Veniva tenuto al guinzaglio da un conducente
tramite una pesante e rumorosa catena di ferro, ed aizzato
ad avventarsi sulla gente e particolarmente sulle ragazze
che dovevano gioco forza subire le sue "esuberanze", quando
non riuscivano a svincolarsi. Un altro aspetto tipico del
carnevale fonnese è Su Ceomo (pupazzo carnevalesco, con sembianze
umane), viene confezionato con degli stracci e viene imbottito
con della paglia. La caratteristica principale di questa maschera
è che veniva portato a braccia per le vie del paese seguito
da un lungo corteo di maschere. Successivamente entreranno
in scena gli "attori principali"," Sas mascheras limpias"
formati da uomini travestiti da donne che tramite canti tradizionali
(Battorinas, Mutos) procederanno a processare "Su Ceomo" che
simboleggia il carnevale, il quale verrà condannato a morte,
e giustiziato per impiccagione e bruciato. Seguirà il lamento
funebre (Su Teu) che viene improvvisato dai " Buttudos" (ovvero
maschere per lo più ricoperte di pelle e tinte di fuliggine),
per commemorare la fine del carnevale.
Da L'Unione
Sarda 06/03/98
E’ un
orso di 25 mila anni fa (paleolitico) o è l’orcus latino,
dio delle tenebre, "S’urthu", la maschera più tradizionale
e caratteristica del paese? Queste le due tesi di grande suggestione
e di notevole interesse scientifico, emerse nel convegno di
sabato scorso, dedicato al "Carnevale di Fonni". L’incontro,
tenutosi nella biblioteca comunale, è stato organizzato dall’Assessore
alla Cultura Rita Soddu in collaborazione con la associazione
culturale "S’Urthu", presieduta da Salvatore Soddu. Hanno
partecipato Paolo Piquereddu, direttore dell’Etnografico,
Dolores Turchi e Franco Diana, studiosi di Tradizioni popolari.
"S’Urthu è da escludere che rappresenti l’Orso<
>si
tratta invece dell’Orcus latino, dio dei morti". A sostegno
della sua teoria la studiosa ha citato "prove archeologiche",
riferendosi a quaranta tombe preistoriche, con denominazioni
del tipo sa domo de s’orcu, sa prejone de s’orcu. Sulle difficoltà
di "governare il rapporto tra le tradizioni popolari e il
turismo, che devono funzionare assieme" e dei "cambiamenti
di significato del carnevale tra potere e società, caratterizzati
da valori diversi" si è incentrata la relazione di Paolo Piquereddu.
Lo studioso ha anche invitato la associazione de "S’Urthu"
a proseguire nella attività di valorizzazione della tradizione.
Per Franco Diana "uno dei principali problemi dell’etnologia
dei popoli non solo europei, è quello di distinguere ciò che
è attribuibile alle più lontane origini da quello che è frutto
dei processi di differenziazione ancora in corso. Alcune tradizioni
fonnesi come S’urthu o il pane di San Giovanni possono farsi
risalire a rituali e pratiche religiose del paleolitico superiore".
Oltre che de "S’urthu" si è parlato anche delle altre maschere
tradizionali quali Sos buttudos, "sas mascheras limpias" e
bruttas, e di Su Ceomo, il pupazzo che simboleggia il carnevale.
Ma la parodia della condanna a morte del "ceomo", che per
secoli avveniva il martedì grasso, è stata celebrata nei giorni
scorsi: il fantoccio è stato portato a braccia, seguito da
una turba di maschere che in un clima di festosa trasgressione,
hanno eseguito canti e battorinas. MICHELE CARTA |
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